MEDEA’s
room
DEPOSITO DEI SEGNI
Il
nodo di partenza di “MEDEA’s room” può essere rintracciato nella mistificazione
della Medea di Euripide. Infatti ci troviamo agli albori della nascente
cultura patriarcale con la sua pragmaticità politica e il suo raziocinio,
nella quale la libertà del singolo (individuo) viene affermata solo
formalmente, poichè in questa cultura i singoli sono fungibili e scambiabili,
ciò è tangibile negli orrori della nostra memoria storica ravvicinata,
che dimostra infallibilmente il fallimento delle esistenti culture “illuminate”.
Euripide utilizza la figura della Medea come simbolo di una cultura
selvaggia e arretrata, destinata a scomparire a forza dalla storia e
dal “progresso”, oscurando i fatti stessi della storia, facendo si che
Medea possa essere chiamata fratricida, infanticida e strega presso
i posteri. Medea non è tutto questo, la “colpa” di Medea è semplicemente
quella dell’”osare”, della affermazione della cura e della premura,
una donna che fa di testa sua. Per questo viene radiata dalla vita ed
è quindi esule. Ed
è questa la circostanza in cui entra l’attrice, il suo (con)testo può
essere sia di lei stessa sia del personaggio Medea. Ed è questa coincidenza
(del troppo lontano e del troppo vicino nello stesso momento) che produce
una situazione dialettica di tensione, identificazione e non distacco,
osservazione che determina il fare della persona-attrice, del performer
e del musicista. Per cui non viene raccontata una storia, o viene passato
un dramma. Ma si installa, per essere un attimo “luogo”, una situazione
in bilico: la storia, troppo lunga, che si ripropone, irrompe offuscando
il presente troppo vicino. L’environement stesso è una composizione
di materia frammentaria e residuale (incluso il performer) con il suo
suono e le sue azioni, ponendo la questione di “un luogo possibile dove
camminare e restare”. L’installazione(environement)/azione
“MEDEA’s room” è il tentativo di misurarsi con la materialità senza
senso, senza significato, con ciò che è più distante all’arte, alla
cultura stessa, e per questo tenta di costruire un luogo emblematico
e residuale dell’effimero soma della materia-corpo, basato sulla memoria
del dolore/sofferenza fisico indicibile, nel presente quotidiano per
un presente. Così è che gli artefici di questo intervento costruiscono
il loro luogo che tra le righe cerca un “luogo di accadimento materiale”,
attendendo futuro. La visionarietà del luogo avverte quei fili invisibili
che potevano portare ad “altro”, quei fili che si perdono nel susseguirsi
di un quotidiano fragile, frammentario, fallimentare, e scolato.
MEDEA’s
room è ideata da Jorg Grunert e Cam Lecce, le musiche originali sono
composte ed eseguite da Leuigi Morleo CAM
LECCE: attrice JORG
GRUNERT: performer e installazione LUIGI
MORLEO: misicista Riferimenti L’installazione/azione
nasce da riferimenti plurimi, tra la relazione di un laboratorio continuo
e la memoria, il quotidiano, le biografie dei soggetti impegnati. L’elaborazione
dei testi drammaturgici comprende una scrittura originale, riferimenti
liberi e adattamenti da Christa Wolf, Heiner Muller, Josè Saramago,
da fonti storiche e giornalistiche, la montagna d’Abruzzo e una spiaggia
in Sicilia. |